Chiesa di San Giovanni Battista

 

 

La chiesa di San Giovanni Battista (XVIII sec.) guarda verso la frazione Motta. Per arrivare al portale di ingresso bisogna salire una caratteristica scalinata. Alla sommità di questa, sui due lati, si ergono due colonne sormontate da pietre quadrangolari di marmo, Una delle colonne regge una croce, l’altra il caratteristico agnello, opera dello scultore Antonio Giordano (1875). La facciata presenta un aspetto abbastanza rilevante. Ai lati del portale con arco a tutto sesto ed al centro uno stemma, si presenta formata da numerosi rettangoli dalla superficie ruvida. Nell’ordine superiore, invece, dominano alcune lesene sormontate da capitelli di stile corinzio. Al centro domina un grande finestrone con balcone delimitato da lesene simili a quelle dell’ordine inferiore. Sulla sommità del finestrone è raffigurato l’agnello che regge la croce. Il timpano, che è artisticamente decorato, presenta al centro un interessante rosone. Nella parte superiore del finestrone è impressa una data (A.D. 1911) che si riferisce all’anno di un restauro. Il campanile è situato di fianco all’abside e conserva un certo valore artistico che gli è dato, se non altro, dall’antichità della sua costruzione, pur presentando da un po’ di tempo la perdita sulla sommità della vela ospitante una campana, perdita dovuta ad un inopportuno intervento di trasformazione. La sacrestia poggia sull’intero lato sinistro della chiesa e ne rompe l’aspetto architettonico. Internamente la chiesa è formata da una sola navata e dall’abside sormontata da una semicupola con alla sommità la raffigurazione della colomba, simbolo dello Spirito Santo. La pala d’altare risalente al 1765, raffigura il Battesimo di Gesù e pare possa essere attribuita al pittore Cristoforo Santanna. Gli affreschi dei quattro evangelisti decorano il resto dell’abside. L’altare è di marmo bianco e rosaceo. Nella parte inferiore, al centro, presenta un paliotto in marmo raffigurante l’Agnello che poggia sul Libro. Fino al 1973 l’abside risultava divisa dal resto della chiesa da un’artistica balaustra in ferro. La stessa è stata reinstallata sul posto nel 2005, insieme con il caratteristico arco trionfale in ferro. Tutto intorno all’abside scranni di settecentesca costruzione facevano mostra di sé fino a poco tempo fa. Gli stessi sono stati smantellati ed utilizzati per dare maggiore visibilità all’altare frontale utilizzato per le celebrazioni liturgiche. Le pareti della navata sono ornate da lesene con capitelli di stile corinzio. Tra queste lesene ci sono degli spazi per gli altari laterali che originariamente erano quattro, ma che ora sono solo due e si trovano negli spazi più vicini all’altare maggiore.
La navata è arricchita da quattro tele del XVIII secolo: Vergine con Bambino e anime del Purgatorio, Vergine con Bambino e Santi, Madonna Addolorata, San Michele e San Raffaele.
La volta presenta dipinti con la vita di San Giovanni Battista: la nascita, San Giovanni e Gesù, San Giovanni alla corte di Erode, la decapitazione. Sulla cantorìa è ancora presente un organo del 1754, autore Mauro Gallo. Il fonte battesimale è lapideo e in legno e porta impressa la data del 1862. Si trova in fondo alla chiesa delimitato da una balaustra in ferro. Molto istoriato anche il pulpito, come del resto tutta la chiesa. La statua lignea di San Giovanni Battista è custodita in una nicchia sulla porta d’ingresso alla sacrestia e risale anch’essa al XVIII secolo. In sacrestia vi sono molti mobili antichi uno dei quali risale al ‘500. Del 1557 è anche una campana, ormai fuori uso, ma abbastanza rara. Sono presenti nella chiesa alcune lapidi che ricordano i loculi privati di alcune tra le famiglie più facoltose del paese. Una è dedicata alla famiglia Federici. Un’altra la fece preparare per sé e per i suoi il comandante delle milizie Gaetano Stancati nel 1829. Una terza lapide, datata 1823, in alabastro, porta il nome del giurista e primo rettore della chiesa Luigi Stancati. La chiesa era stata restaurata internamente nel 1961 quando era parroco Don Michele Caruso ed ancor prima sotto la guida di Don Francesco Nigro. Ulteriori pitturazioni e lavori si sono avuti negli anni recenti con Don Giuseppe

 

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